In questi giorni i media hanno dedicato molto tempo alle statistiche sui decessi nelle Rsa molto meno alle caratteristiche intrinseche in queste strutture, spesso conosciute solo da chi, per se stesso o per i propri familiari, ha dovuto farvi ricorso. E' possibile tuttavia fare una narrazione diversa.
Le RSA, in tutti i territori, custodiscono la storia di anni, in alcuni casi di secoli, dedicati alla “cura” di chi, in situazione di non autosufficienza, ha bisogno di essere accolto in strutture in grado di offrire risposte assistenziali e sanitarie adeguate.
Chi oggi viene accolto in una RSA spesso proviene direttamente dall’ospedale ed è in condizioni tali da non poter essere accudito al proprio domicilio. Le equipe delle RSA compiono spesso atti delicati di cura nei confronti dei propri ospiti, che richiedono consapevolezza ed una responsabilità professionale molto alte, frutto di esperienza, formazione ed esercizio continuo. Non sono però allenati a improvvisarsi, come è successo in questo periodo, in "esperti in gestioni delle emergenze" .
Compito che le Rsa hanno dovuto svolgere in solitudine , dall'oggi al domani, senza ricevere strumenti di protezione (guanti e mascherine), aiuti e supporti, cercando di interpretare al meglio le indicazioni non chiare dell’ISS, dei vari DPCM e delle delibere Regionali, spesso in contraddizione tra loro.
Per contenere il contagio si è scelto da subito di limitare al massimo le occasioni di contatto con l’esterno, impedendo l’accesso dei familiari e dei volontari. E questo ha creato per gli ospiti e per le loro famiglie una situazione di grave carenza di relazioni e di affetto.
La morte è una “visitatrice” frequente delle RSA e il personale è allenato a fronteggiarla e ad accoglierla quando non si può fare altrimenti, quando gli anni e l’evolversi delle malattie fanno il loro corso ed ogni trattamento sanitario è inefficace. Non il tipo di morte che è avvenuta in queste settimane, quando molti anziani hanno lasciato questo mondo in poche ore, senza poter salutare i propri cari. Sono deceduti probabilmente, perché i tamponi non c'erano, di Covid-19.
L'attività di cura è il fulcro dell'attività dell'Rsa ed ha bisogno di essere sostenuta perché misura in qualche modo anche il grado di civiltà di una comunità. Se riteniamo che in questo periodo non sia andato tutto per il giusto verso, la sfida è mettere in comune e giudicare criticamente ciò che è successo per ripensare, dopo l'emergenza, modalità innovative di erogazione dei servizi territoriali e residenziali per gli anziani, servizi che possano rispondere alle sfide che tutti dovremo affrontare, anche, e non solo, in termini di sostenibilità dei costi.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)