Sono purtroppo da registrare diversi fallimenti nella sperimentazione dei farmaci contro l’Alzheimer, l’ultimo è l’inibitore verubecestat della Merck, che è stato preceduto dal solanezumab di Ely Lilly e dall’idalopirdina della Lundbeck. Tutti avevano la stessa strategia: colpire la proteina tossica, il beta-amiloide-beta, che, diffondendo placche nel cervello, ne altera il funzionamento. Ci sono ora delle diverse scuole di pensiero sull'Alzheimer, come George Perry della University of Texas che pensa che a danneggiare i neuroni sia uno squilibrio nei livelli di ossigeno (stress ossidativo), mentre altri scienziati accusano la proteina tau, responsabile del blocco progressivo nelle comunicazioni tra neuroni. Nel frattempo nel mondo i malati di Alzheimer sono 44 milioni.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)