Nel 2016 le strutture residenziali in Italia sono 12.500, con 285.000 ricoverati over 65, il 2,1% dell’intera popolazione over 65.
L’offerta di strutture residenziali è fortemente differenziata: in Lombardia e nelle regioni del Nord-Est la copertura è del 3%, nelle regioni del Centro è del 1,5%, nelle Isole del 1,2% e dello 0,9% nel Mezzogiorno.
Il tasso di copertura (la quota di anziani over 65 anni ricoverati in queste strutture) risulta nel nostro paese circa la metà di quello della Spagna, un terzo di quello tedesco, quasi un quarto rispetto a Svezia e Olanda Ci superano Giappone, Corea e Stati Uniti. Dietro rimane solo la Polonia.
Nel corso degli ultimi 10 anni non c’è stato alcun aumento, mentre altri Paesi come la Spagna e la Corea, che partivano da un livello equivalente al nostro, oggi hanno quasi raddoppiato la disponibilità di posti letto.
Le strutture esistenti sono in gran parte occupate da persone molto anziane: il 75% ha infatti più di 80 anni (il 79% in Lombardia).
La quota di ricoverati non autosufficienti, ovvero con scarsa o nulla autonomia, è pari al 78%. In Lombardia la quota è pari al 94%. Siccome l’età media femminile è più elevata di quella maschile, la presenza di donne ricoverate è largamente maggioritaria: il 75%.
Si tratta quindi di strutture abitate in gran parte da persone con elevata fragilità e scarsissima autonomia.
Una quota notevole di strutture residenziali assume pertanto le sembianze di una struttura sanitaria di lungodegenza.
L’84% dei ricoverati (il 97% in Lombardia) è in una struttura a media o alta intensità sanitaria, ovvero con un forte livello di sanitarizzazione. Tale aspetto indubbiamente si lega alla centralità assunta nel nostro paese dalla permanenza a domicilio dell’anziano, sostenuta dalle reti familiari e dal fenomeno degli assistenti familiari.
Tuttavia, anche la carenza di politiche nazionali e di investimenti nel settore ha giocato un ruolo cruciale. Alla luce di ciò la componente abitativa della residenzialità rivolta anche a persone in buona salute e con poche necessità assistenziali è pressoché assente.
Nonostante ciò, si è assistito al taglio del personale più specializzato e, almeno in Lombardia, anche dell’intensità assistenziale.
In ultimo, un dato sulla gestione del sistema delle strutture per anziani. A questo proposito, i dati indicano una forte presenza di strutture private, sia non-profit che profit, che coprono il 78% dei posti letto (89% in Lombardia). Tra le ragioni della privatizzazione gioca un ruolo importante una presunta maggiore efficienza e l’opportunità di ridurre i costi delle strutture.
La privatizzazione consente infatti una riduzione dei costi perché al personale si applicano contratti di lavoro meno onerosi e meno tutelati rispetto quelli applicati dagli enti pubblici.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)