L’ipertrofia prostatica benigna (ingrossamento della ghiandola che produce il liquido seminale) colpisce circa il 50% degli uomini sopra i 50 anni, e sale all’80% per chi ha più di 80 anni. E’ un disturbo che può essere trattato con successo ma spesso viene trascurato a causa del fatto che i fastidi progrediscono lentamente, quindi le persone ci si abituano. «È raro che un’ipertrofia prostatica si manifesti con sintomi gravi, all’improvviso, senza aver mai dato prima segno di sé — osserva Francesco Montorsi, direttore dell’Unità di urologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano — Quasi tutti si accorgono di qualche piccolo “intoppo” che prima non c’era, ma tanti fanno finta di nulla. Ci sono uomini che calcolano i percorsi per arrivare in ufficio in base ai bagni che possono incontrare sulla loro strada, pur di non andare dall’urologo. Da cui spesso è la partner che li porta, accorgendosi che qualcosa è cambiato». I sintomi più evidenti sono il maggior bisogno di fare pipì, anche di notte, e la sensazione di non svuotarsi del tutto. Molti si recano dal medico solo quando, a causa del mancato svuotamento della vescica e del ristagno dell’urina, subentra un’infezione dolorosa. Per questo bisogna fare attenzione alle cistiti e ai calcoli della vescica negli uomini over 50, perché potrebbe essere collegata ad un’ipertrofia prostatica. Per la diagnosi occorre anche la stima del residuo vescicale attraverso un’ecografia prima e dopo la minzione. E’ importante riconoscere l’ipertrofia prostatica benigna perché, se trascurata, può diventare causa di infezioni del tratto urinario. Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine infatti rileva che nelle urine del 60-80% degli ultraottantenni, soprattutto se residenti in residenze sanitarie assistite, si possono rilevare germi indicativi di infezioni del tratto urinario, più probabili in chi soffre di patologie come il diabete che le facilitano o in chi ha disabilità, demenze, difficoltà di movimento.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)