Un team di ricercatori dell'Università del Texas, che aveva già individuato l'efficacia di una proteina nella cura dell'Alzheimer, ne ha commentato, sulla rivista Nature, l'efficacia nelle terapie di contrasto all'invecchiamento precoce e nei disturbi ad esso legati. Si chiama beclin-1 la proteina, la cui mutazione non solo riduce il rischio di sviluppare tumori e malattie legate a cuore e reni, ma addirittura promuove la longevità, permettendo di vivere a lungo e in buona salute. Beclin-1, studiata dal gruppo guidato da Beth Levine, è responsabile del processo di autofagia e, nel 2016, è valsa il Premio Nobel per la Medicina al giapponese Yoshinori Ohsumi. Levine e colleghi hanno prodotto dati eccellenti, mostrando che l'autofagia può allungare la vita del 12%. Ilaria Bellantuono dell'Università di Sheffield, non coinvolta nello studio, sostiene che questo lavoro fa capire che è possibile interferire con i meccanismi dell'invecchiamento, ritardandone i segni. Per ora gli effetti della mutazione sono stati sperimentati solo sui topi, ma si sta già pensando di estenderla all'uomo.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)