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Uscire dal lavoro senza farsi male

Corriere salute, 18-02-2021, pp.4-5

Lavorare stanca, ma anche andare in pensione costa fatica e qualche rischio, perché in quello iato tra i giorni dell’impegno e l’ozio sfrenato si mette un’ipoteca sulla salute degli anni futuri. Oggi c’è anche la possibilità di passare «a riposo» più anni di quelli che si sono trascorsi timbrando il cartellino. «Una ragione in più per prepararsi a viverlo nel modo migliore, anche se per l’essere umano il cambiamento è sempre una fatica, più per gli uomini che per le donne» dice Rossana De Beni, docente di Psicologia dell’invecchiamento e Psicologia della Personalità e delle Differenze Individuali all’Università di Padova.

Gli effetti sono individuali: più si ha una personalità rigida e controllante più è difficile adattarsi alla novità. Chi ha tratti di questo tipo nel corso della vita lavorativa si è trovato a suo agio nei ruoli di comando ma è più facile che vada in crisi quando quel ruolo viene a mancare. Rischia anche chi si mostra molto desideroso di andare in pensione, convinto che finalmente riuscirà a riposarsi. Ma se non fa niente per prepararsi potrebbe restare deluso. Per evitare contraccolpi negativi contano molto gli anni precedenti all’uscita dal lavoro. Del resto a settant’anni è difficile avviare qualcosa di totalmente nuovo, più utile proseguire con interessi coltivati prima, recuperare interessi trascurati, in questo è avvantaggiato chi ha svolto lavori intellettuali, che spesso lasciano margini per continuare in forma diversa.

Per ritrovare un ruolo sociale più di tutto aiuta la coscienza di aver completato un percorso e di poter passare il testimone, lasciando un’eredità di competenze a chi arriva dopo. La generosità nel trasmettere il sapere e la proattività nel riconfigurarsi sono le due chiavi per affrontare bene la fase post lavoro, ma difficili da usare quando c’è la sensazione di essere stati espulsi dal lavoro prima del tempo. Una situazione che la crisi economica rende tutt’altro che infrequente e che può essere almeno in parte mitigata dalla rete di relazioni sulle quali si è investito e che sono il vero capitale su cui contare.

Se le donne di solito vivono meglio l’età della pensione è perché sono abituate a investire di più nella vita affettiva. Ma in generale gli anziani hanno chiaro che mantenere le relazioni, sociali e amicali, sia importante. La psicologa Laura L. Carstensen con la teoria della selettività socio-emotiva ha spiegato come nell’invecchiamento funzioni il sistema affettivo/selettivo, per cui l’anziano ha poche amicizie ma solide, il contrario di quanto accade ai giovani che hanno bisogno di apertura e quindi di molti amici/conoscenti. Chi riesce ad andare in pensione pensando da “vecchio” in senso positivo, quindi dando significato alla gerarchia dei valori vive meglio il passaggio.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Collana
Anno Pubblicazione2021
Pagine4-5
LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo2021-02-18
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
FonteCorriere salute
Subtitolo in stampaCorriere salute, 18-02-2021, pp.4-5
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
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Attori
Parole chiave: Pensionamento, problemi del