L’indennità di accompagnamento è una misura a sostegno dell’invecchiamento della popolazione presente in Italia da diversi anni e che vale circa 11 miliardi di euro l’anno. Occorre però attuare delle modifiche, poiché non adeguata al mutamento dei bisogni. Va graduata in base ai livelli di gravità, cosa che per ora non è, non permettendo quindi un protezione adeguata per condizioni di disabilità molto elevata. Inoltre è erogata soltanto in forma monetaria, come assegno di cura, che rende difficile sia la creazione di un mercato regolare e certificato di servizi di cura, sia la possibilità di ricevere un mix di trasferimenti e servizi diretti. Non viene legata ad un piano di assistenza individualizzato né viene consultata la famiglie che ne usufruisce e non c’è nessuna forma di integrazione tra indennità e reti di offerta dei servizi a livello locale. La proposta è di graduare l’importo al livello di disabilità, accertato con sistemi multidimensionali di valutazione che individueranno, come avviene nella maggior parte d’Europa, tre o quattro fasce di disabilità, da lieve a molto grave. L’accesso alla misura deve restare universale. Inoltre si potrebbe dare alle famiglie la possibilità di scegliere tra un assegno di cura non vincolato, come quello attuale, e un budget di cura vincolato nel suo utilizzo, solo per l’acquisto di servizi professionali accreditati ad esempio, ma con importo più alto. Tutte le proposte di riforma prevedono un incremento della spesa di spesa, parzialmente compensato dalla regolarizzazione contributiva.