Gli over 50 guardano con ottimismo e fiducia al vaccino anti-Covid 19, soprattutto i più anziani e i residenti nelle zone maggiormente colpite dal virus.
Ma tra 1 e 3 milioni di silver potrebbero rifiutare il vaccino. È il dato, allarmante, che emerge dal recentissimo sondaggio dell’Osservatorio Silver Trends, condotto dal 25 novembre al 7 dicembre scorsi.
“I risultati di questa indagine rendono evidente l’importanza di sensibilizzare gli scettici sui rischi legati alla sottovalutazione dell’emergenza sanitaria” spiega Daniela Boccadoro Ameri, direttrice del Silver Economy Forum e founder di Altraeta.it. “I silver rappresentano una fascia importante della popolazione, spesso non ascoltata: penso che sia necessario dare maggior peso alle loro preoccupazioni, fare maggior informazione e opera di sensibilizzazione sul vaccino in modo che a beneficiarne sia la società nel suo intero”.
All’ottimismo si accompagna la fiducia che il vaccino contribuirà ad arrestare la pandemia. E i silver, con responsabilità, intendono fare la loro parte aderendo alla campagna di immunizzazione (54%). Come ci si poteva attendere, la propensione al vaccino è maggiore nelle aree del Paese più colpite dal virus, in particolare il Nord Ovest (59% vs il 46% del Sud). Le notizie degli ultimi giorni apparse sui media hanno contribuito a diffondere l’ottimismo tra i silver verso la concreta possibilità che il vaccino sia disponibile in Italia nel giro di pochi mesi. Lo pensa ben il 60% degli intervistati. Gli scettici che ritengono che il vaccino non si troverà mai risultano invece una quota decisamente minoritaria (5%). Dalle risposte degli intervistati, emerge un forte senso di solidarietà. La gran parte di loro concorda sulla necessità che il vaccino venga somministrato innanzitutto agli operatori sanitari (85%). In seconda battuta a tutti gli individui caratterizzati da fragilità indipendentemente dall’età (70%) e solo dopo alla categoria dei silver, dando però precedenza a quelli più fragili (30%). Bambini, giovani e lavoratori chiudono la graduatoria con citazioni molto contenute. Questo perché tratta di soggetti percepiti “più forti” o con meno difficoltà a superare la malattia.
(Fonte: tratto dall'articolo)