Fragili, immunodepressi e sanitari, questi sono i soggetti apripista della campagna vaccinale anti-Covid dello scorso anno e che potrebbero ricevere una terza dose di vaccino per mantenere il controllo sugli effetti collaterali della pandemia. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l'Agenzia Europea del Farmaco (EMA), l'Unione Europea, singoli Stati, autorità sanitarie ed esperti sono tutti a lavoro per stabilire un nuovo piano d’azione per contrastare la pandemia da Covid-19.
Nuovi studi mostrano che una terza dose di vaccino Pfizer/BioNTech produce effetti neutralizzanti della variante Delta cinque volte maggiori per chi ha un’età fra i 18 e i 55 anni dopo la seconda dose, e 11 volte maggiori per chi si colloca fra i 65 e gli 85 anni.
Il gruppo ha annunciato che saranno pubblicati dati più definitivi sull’analisi degli studi in corso sulla dose “booster”. Questa dose dovrebbe essere somministrata sei mesi dopo aver concluso il primo ciclo vaccinale.
Anche in Italia, il Ministero della Salute sta valutando l’idea di procedere con una terza dose destinata alle categorie più fragili, agli immunodepressi e anche agli operatori sanitari. Una terza dose a 12 mesi dalla seconda, potrebbe essere da non escludere, ma per adesso questa possibilità rimane un’indicazione.
(Sintesi redatta da: D'Amuri Vincenzo)