Dal Rapporto Fondazione Migrantes Cei emerge che ad emigrare sono soprattutto gli anziani, nelle cui fasce di età si trovano gli incrementi maggiori: +20,7% nella classe di età 50-64 anni; +35,3% in quella 65-74 anni; +49,8% in quella 75-84 anni e +78,6% dagli 85 anni in su. Questo fenomeno è dovuto a diversi fattori, in primis alla necessità di superare la precarietà lavorativa di cinquantenni rimasti senza lavoro («migranti maturi disoccupati»).
Riguarda anche tutti gli anziani che seguono i familiari che vivono all’estero («migrante genitore-nonno ricongiunto»). Poi ci sono i «migranti di rimbalzo», cioè coloro che, dopo aver lavorato all’estero, sono rientrati in Italia per trascorrervi la vecchiaia, ma che in seguito a vedovanza o alle difficoltà di seguire i figli rimasti all’estero, decidono di ritornare nel paese in cui erano emigrati. Infine vi sono i «migranti previdenziali», pensionati che si recano in Paesi con in corso una politica di defiscalizzazione o dove la vita costa molto meno rispetto all’Italia e dove, con un maggior potere d’acquisto delle loro pensioni, riescono a godere di un miglior tenore di vita.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)