Anche se in Italia a 65 anni la speranza di vita è ancora di 20 anni, solo un terzo, di media, potrà essere vissuto senza limitazioni funzionali, due in meno rispetto alla media europea. Più svantaggiate le donne e chi vive nel Meridione.
A prevalere sono le malattie croniche, dovute in gran parte alle abitudini di vita e all’ambiente, che sono responsabili del 70% dei decessi nel mondo, e infatti la loro prevenzione è uno degli obiettivi sull’agenda 2015-2030 dell’Onu.
In Italia 1 adulto su 3 è sovrappeso, 1 su 10 obeso e il 20% della popolazione sopra i 14 anni fuma, mentre secondo l’Oms il calo del peso, evitare di fumare e l’esercizio fisico sono le cose da fare per migliorare la propria salute. Il Ministero della salute nel 2016 ha pubblicato il Piano nazionale della cronicità, che prevede la transizione dalla cura al farsi carico dell’anziano, dalla medicina emergenziale, alla medicina diffusa sul territorio, proattiva e continuativa lungo tutto l’arco della vita.
Vecchi «sbagliati» infatti si diventa fin da bambini. Le persone affette da patologia cronica nel nostro Paese, per la maggior parte anziane, sono il 30-40% della popolazione assistita che costano a livello sanitario circa il 70-80% della spesa sanitaria pubblica. Bisogna ricordare che 1 dollaro impegnato nella prevenzione produce un risparmio di 6 dollari nella cura. L’Istat parla però anche di «cronici in buona salute», che, pur essendo portatori di almeno una malattia cronica, vedono la propria salute in positivo, e sono il 25% degli uomini e il 18% delle donne sopra i 75 anni. Questo perché per l’anziano la salute non è la semplice assenza della malattia o dell’infermità ma uno stato di intrinseca adeguatezza e di accordo con se stessi, raggiungibile anche in presenza di polipatologia.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)