Alle porte di Milano, le abbazie di Chiaravalle e Viboldone accolgono al loro interno chi vuole passare qualche giorno assieme ai monaci. Persone in là con gli anni, ma anche giovani. Uomini e donne. La maggior parte spinti dall'urgenza di trovare risposte, ma anche persone in crisi, alla ricerca di silenzio e di pace.
Chiaravalle ha dieci "celle hospitum". Stanze riservate ad ospiti esterni, dove è possibile dormire due o tre notti prenotando con anticipo. " E' chiaro - spiega il priore, padre Stefano - che l'abbazia non è un agriturismo per una pausa rigenerante. Ma la comunità cistercense, consapevolmente, tiene la porta aperta, affinché l'accoglienza dell'ospite avvenga con la massima umanità: come prevede la regola di S Benedetto.
Tiziana Nicolò, ospitata di recente, confessa di aver messo la testa fuori dalla cella intorno alle nove. "Eppure, dice , è stata un'esperienza, un emozione forte e indimenticabile".
Sempre a pochi chilometri da Milano c'è l'abbazia di Viboldone, gioiello del Trecento lombardo, oggi monastero di clausura delle Benedettine. L'abbazia è conosciuta per i ritiri e gli incontri non convenzionali - qui da anni, alcuni ex terroristi si ritrovano con i familiari delle vittime - ma c'è cautela. "Siamo una micro comunità di donne sole in un borgo disabitato", anticipa l'abbadessa, madre Ignazia, "non riusciamo ad accogliere tutti e chiediamo referenze". Agli ospiti viene suggerito di passare il primo giorno in ritiro, in silenzio, "per fare ordine nei pensieri", e poi una monaca preposta all'ascolto, accompagna alle preghiere.
(Sintesi redatta da: Paola Ponzi)