La Consulta ha decretato che non è penalmente punibile chi aiuta coloro che hanno deciso di morire, che è legittimo soltanto in ipotesi molto circoscritte. Infatti questo aiuto è legittimo solo verso persone con una malattia irreversibile, tenute in vita da trattamenti medici di sostegno, che patiscono intollerabili sofferenze fisiche e psicologiche ma in grado di decidere liberamente e consapevolmente. Questi paletti posti dalla Corte sono indispensabili per evitare che si possa abusare di soggetti deboli, fragili, facilmente manipolati, la cui vita, invece, va rigorosamente tutelata. Ad esempio il caso di anziani, anche se molto malati e con un forte desiderio di morire, nonrientra tra condizioni che la Corte ha stabilito. Nel caso la persona non sia più in grado di intendere e di volere, deve lasciare con le Dat, disposizioni anticipate di trattamento, le indicazioni su come vuole che siano gestiti i trattamenti sanitari cui si potrebbe essere sottoposti. Se invece una persona rientra nelle situazioni decretate dalla Consulta e vuole essere aiutato a morire, le sue condizioni dovranno essere verificate esclusivamente dalle strutture sanitarie pubbliche. La Corte non si è espressa rispetto alle obiezioni di coscienza e ritiene comunque che una legge si ‘indispensabile’. Finché il Parlamento non legiferà, toccherà ai giudici stabilire, caso per caso la legittimità dell’aiuto.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)