Un nuovostudio pubblicato sulla rivista 'Jama' offre alcune informazioni aggiornate sulla tipologia dei pazienti colpiti da coronavirus. E’ stato commentato dal virologo Roberto Burioni sul suo sito di informazione scientifica ('Medical Facts').
L'indagine smentisce il dato diffuso dalle prime analisi, relative a soli 138 casi, in base alle quali il nuovo coronavirus colpirebbe più gli uomini delle donne. Questo nuovo studio porta il gruppo dei pazienti osservati a quasi 650 soggetti ricovertati nell'ospedale di Wuhan, incrementando la conoscenza delle caratteristiche cliniche delle forme più gravi del coronavirus. Gli scienziati spiegano che le differenze di genere fra i malati sono dovute al fatto che il luogo da dove l’epidemia si è diffusa era frequentato da un maggior numero di uomini rispetto all’altro sesso.
Sembrano contare invece le differenze d’età perché dall'analisi delle caratteristiche generali dei pazienti ricoverati emerge che la fascia più colpita va dai 55 e ai 60 anni (in media 56 anni). È interessante notare - sottolinea Burioni - come in media erano 5 i giorni che passavano dai primi sintomi più lievi a quelli più importanti, mentre erano 7 i giorni dai primi sintomi al ricovero in ospedale. Ciò dovrebbe aver favorito la diffusione del virus a Wuhan e nello Hubei durante le prime settimane dell'epidemia.
I segni e sintomi più frequenti sono febbre (presente in tutti i pazienti ospedalizzati tranne due), spossatezza (presente in circa il 70% dei casi ricoverati) e tosse secca (presente in circa il 60% dei pazienti). Non mancano manifestazioni più rare come il rifiuto del cibo (40%), dolori muscolari (35%), evidenti difficoltà respiratorie (31%), mal di gola (17,5%) o sintomi gastroenterici come diarrea (10%) e nausea(10%)".
Lo studio evidenzia inoltre che le forme più gravi dell’infezione, quelle che richiedono il ricovero in terapia intensiva a causa della compromissione delle capacità di respirare vedono coinvolti pazienti che hanno in media 66 anni; questi soggetti in più di 1 caso su 4 (26%) sono finiti in terapia intensiva; oltre ad essere mediamente più anziani alcuni erano anche affetti da altre patologie, come ipertensione, diabete e patologie cardiovascolari.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)