Invecchiare e diventare non autosufficienti spesso può significare sentirsi un peso. Il Covid-19 ha acceso un riflettore su questa condizione di vita delle persone anziane, per le quali spesso le parole cura e presa in carico nascondono una realtà di esclusione, confinamento e discriminazione.
Per questo motivo - secondo l'autore - non è sufficiente discutere di chiusura delle RSA (per poi riaprirle magari con un nome diverso). Serve una nuova cultura dell’invecchiamento, fondata sul reciproco riconoscimento fra generazioni.
Antonio Censi affronta tutto grazie ad una narrazione diversa, dall’interno dei servizi socio assistenziali per persone anziane, spesso relegate in un limbo di umanità negata. Racconta, in modo lucido e impietoso, cosa accade - una volta varcata la soglia della non autosufficienza - e si entra a far parte di un gruppo sociale collocato ai margini, contemplato solo come fruitore di prestazioni sanitarie e assistenziali.
Di qui la proposta di un percorso generale di cambiamento, prima di tutto culturale, a partire dai concetti di fragilità e non autosufficienza. «Socialmente siamo tutti non autosufficienti, vale a dire interdipendenti»: una nuova relazione intergenerazionale potrebbe quindi renderci una società più sana.
(Sintesi redatta da: Valerio Maria Urru)