È un rebus quello della vitamina D, fino a ieri consigliata a tutti un po’ per tutto, in particolare alle donne in menopausa, ma ora rimborsata solo per specifiche condizioni o se si ha una carenza accertata. Cosa è cambiato? C’è stato un ripensamento critico da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Non c’è indicazione - perché non ci sono solide evidenze scientifiche - per esempio, per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, di ictus o di tumori, contro l’infiammazione o la depressione. E’ sulla base di questi studi che sono stati decisi i livelli soglia e le dosi sicure da somministrare per la salute delle ossa, che non comportano rischi di ipercalcemia e intossicazione. Tre le categorie di pazienti individuate dall’Aifa: gli anziani che vivono nelle strutture socio-sanitarie, le donne in gravidanza o in allattamento e le persone con osteoporosi o osteopatia in cui non è indicata una terapia per evitare fratture hanno diritto al rimborso in maniera automatica.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)