La letteratura scientifica concorda oggi con l'affermazione che la vecchiaia non è una malattia. La struttura biologica dell'individuo è una tavola di fondo su cui agiscono diversi aspetti vitali che danno forma alla vita stessa. Il fenotipo umano è plasmato nel tempo per questo è necessario definire le circostanze che inducono atteggiamenti utili a mantenere la salute. C'è una complessità delle determinanti di salute a tutte le età che collega la salute all'ambiente, al luogo in cui si vive, ma anche alle condizioni socio-economiche in cui la persona invecchia. Tuttavia c'è sempre uno spazio nel soma e nella vita che consente adattamenti significativi dell'individuo, anche quando presenta delle malattie, purché non si faccia influenzare dal peso delle sue condizioni o da scelte personali. Una serie di esempi di persone che hanno vissuto una vita lunga e significativa aiuta a comprendere questa premessa. Da Papa Francesco, al prof. Veronesi ad Elie Wiesel, ai molti centenari che si prendono cura dei figli malati 70enni fino, a contrario, agli homeless che, in America, rappresentano il 31% della popolazione in questo target. Si tratta di un esempio del ribaltamento delle teorie più diffuse sul ruolo degli stili di vita sull'allungamento della vita stessa. L'invecchiamento in salute non è un'arte ma la vitalità naturale di persone attente, prudenti, generose; né si possono schematizzare le condizioni che permettono di vivere a lungo e in salute perché c'è una forte differenziazione individuale nelle risposte agli stimoli prodotti dalle relazioni, dall'ambiente e dalle scelte individuali. Importante è superare gli stereotipi negativi sulla vecchiaia che è regolata da un processo umanissimo di differenziazione, che si evolve nel tempo e rende unica ogni persona. Lo si può fare solo comprendendo l'unità della condizione umana e la diversità degli esseri umani a tutte le età.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)