In Italia le soluzioni residenziali leggere, rivolte a persone che conservano un buon livello di autonomia, ma pensate anche per accompagnarle in possibili percorsi di decadimento sono ancora relativamente minoritarie rispetto ai paesi anglosassoni o continentali. Incominciano comunque ad essere oggetto di attenzione da parte dei policy makers in varie Regioni, perché ci si rende conto che si tratta di soluzioni che rispondono a bisogni effettivi delle persone anziane, e perché le strutture leggere costano molto di meno rispetto a quelle più tradizionali. L’articolo fa riferimento alla ricerca di carattere esplorativo e progettuale svolta nel 2013 in Lombardia da Fondazione Housing Sociale e Cooperativa La Meridiana con il sostegno di Fondazione Cariplo, coordinata da Fabrizio Giunco. Da quanto emerge dalla ricerca, lasciare casa propria andando a vivere assieme a altre persone, lungi dall’aver ridotto le cure ricevute, le aumenta. Si riattualizza quella che è stata chiamata “intimità a distanza”. In sintesi la ricerca mostra un quadro di famiglie presenti e accudenti quando ancora in vita e in grado di farlo. L’essere inseriti in soluzioni abitative leggere sostiene le relazioni familiari, con presenza di figli e nipoti continuativa, che continuano a svolgere lavoro di cura per la persona anziana in forma blanda e senza doversi addossare cure perverse e lesive della qualità della vita di chi le compie. Le motivazioni che hanno spinto gli anziani a cercare una nuova soluzione abitativa sono state per lo più legate ad esigenze familiari, in particolare al bisogno di sgravare i figli da preoccupazioni o compiti di cura. La ricerca ha evidenziato che, se accompagnate da politiche di “costruzione di familiarità”, aumentano per gli anziani le chance di un buon adattamento. La stragrande maggioranza degli anziani infatti ha poi dichiarato di trovarsi relativamente bene dov’è (96 su 101) rendendo conto della bontà della propria scelta. Quindi si sentono a casa, per due motivi fondamentali. Uno riguarda la gestione del tempo e degli spazi: avere la propria stanza, andare a dormire e alzarsi quando si vuole anche quando si è non più autosufficienti, l’essere liberi di uscire quando lo si desidera, ecc… Il secondo è di carattere relazionale: ci si sente a casa se si conoscono bene gli operatori, l’ambiente circostante e le persone che ci vivono perché allora, come hanno riferito in molti, “ci si sente in famiglia”. A concludere va rilevato che le strutture leggere riescono a supportare (e non sostituire) attività familiari di varia natura, aggiungendo risorse di compagnia, sicurezza, assistenza, contenimento e socialità, spesso è la soluzione per le persone anziane per poter mantenere un buon livello di autonomia dai familiari e non pesare su di loro.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)