Gli uomini e donne che hanno varcato la soglia dei 65 e non ancora quella degli 80 ora si chiamano «giovani anziani», e l’Università Cattolica di Milano gli ha dedicato una ricerca pubblicata nel volume «L’allungamento della vita. Una risorsa per la famiglia, un’opportunità per la società». Il libro è a cura di Eugenia Scabini e Giovanna Rossi. Tra i dati della ricerca compare come in questa fascia di età siano la maggioranza (53,2%) coloro che «danno e ricevono», essendo contemporaneamente fonte di aiuto per altri (coniuge/partner, figli/nipoti genitori, vicini, estranei), e a loro volta beneficiari di aiuto per lo svolgimento di qualche attività. Unendoli agli «attivi» (19,10%), si evince che tre giovani anziani su quattro, in Italia, sono integrati con la rete amicale e parentale. Sono quindi una minoranza, spesso a causa delle cattive condizioni di salute, i «passivi» (16,80) e gli «isolati» (11%). Dalla ricerca emerge che l’activity verso gli altri viene esercitata, di solito, nei modi della nonnitudine o del volontariato. Infatti dagli ultimi dati Istat risulta che i volontari anziani sono 703.602 su un totale di 4.758.622, vale a dire il 14,8%. Nella ricerca si parla anche dello scambio intergenerazionale materiale (beni e denaro) e immateriale (volontariato ma anche mentoring, insegnamento, impegno politico), frutto di un invecchiamento attivo e da una maggiore «connessione» con il mondo esterno, grazie anche alle le nuove tecnologie. Emerge inoltre dallo studio che, per quanto riguarda il volontariato, l’essere attivi in questo settore permette di armonizzare i vari aspetti dell’esistenza e di ridarle un senso.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)