Piera Badarelli ha 82 anni e anche queste elezioni si è presentata al suo seggio elettorale.
Ha grossi problemi di respirazione e deambulatori da quattro anni che la relegano ormai a casa. Esce infatti solo per andare dal medico o appunto, a votare.
Un grande senso civico cresciuto con lei, come spiega la signora: «Non esco più, è vero, ma al mio voto non avrei rinuncerò neanche in barella. Io ricordo benissimo gli occhi felici di mia mamma Franca quando nel 1946 mio padre le ha chiesto di fare da segretaria per le elezioni. Gli stessi che aveva al suo primo voto. Costringo i miei parenti a qualche salto mortale in più, ma non posso non andarci. Per rispetto di mia madre e di tutte le donne come lei». Piera abita in un condominio dove abitano anche la figlia e la cognata e non è mai sola. Viene da una famiglia che nel voto e nella politica ha sempre creduto. «Chiedevano ai nonni di non comprare giornali socialisti, come l'Avanti, per non farci spaventare dalla situazione. All'epoca era ancora strano che le donne votassero».
Poi la gioventù trascorsa inseguendo i suoi ideali: «Nel 1954 ricordo ancora la scappatella da scuola, rischiando la sospensione, per andare a comprare una scatola di spilli con cui distribuire fuori da scuola le bandierine dell'Ungheria che avevamo disegnato nell'ora di contabilità. Io e una mia amica eravamo contro l'ingresso della Russia in Ungheria e il bidello, un sant'uomo, aveva fatto finta di non vedere. La politica, allora, interessava tutti i giovani». Oggi, spiega i giovani si sono allontanati anche per la mancanza di veri politici e di educazione civica, ma sicuramente anche a causa della corruzione (che forse era presente anche ai suoi tempi, dice, ma non si conosceva). Ascoltare l'impegno dei suoi genitori per ricostruire dopo la guerra, parlare di politica in casa, che le ha dato una grande consapevolezza. Forse, conclude, si dovrebbe ripartire da queste cose per riportare i giovani alla politica.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)