Il termine «vulnerabilità» gode oggi di molta popolarità nel lessico quotidiano, ma il suo significato non è inequivocabile come la sua popolarità potrebbe suggerire. Il termine sembra implicare uno stato di debolezza, ma a un esame più attento, si rivela piuttosto vago e nebuloso. Le due macroaree più comunemente associate a questo categoria sono gli adulti non in grado di tutelarsi e i minori. Tra i primi, le persone anziane o con disabilità intellettive, ma anche homeless, richiedenti asilo, rifugiati, donne vittime di violenza. Ma, se da un lato la nozione di vulnerabilità è ritenuta problematica, in quanto paternalista e oppressiva, da un altro viene considerata capace di promuovere equità, giustizia e libertà all’interno della società.
Di fatto, la lettura critica del concetto di vulnerabilità ruota intorno a tre obiezioni: anzitutto, come già detto, che risulta una nozione oppressiva e paternalistica; che funziona come meccanismo di controllo sociale; e infine che definire individui o gruppi come vulnerabili può avere l’effetto di escluderli o stigmatizzarli. A queste tre obiezioni principali si aggiunge un ulteriore punto di criticità: la vulnerabilità non è necessariamente un’etichetta in cui le persone alle quali viene attribuita si identificano. Per alcuni è un concetto base dei diritti universali, grazie al potere del concetto di suscitare compassione e porre così le basi per una morale comune e collettiva. Le implicazioni pratiche di questa idea sono evidenziate da alcuni studi empirici nel campo dell’assistenza domiciliare.
È dunque fondamentale riconoscere la natura deficitaria del termine e approfondire di più il punto di vista che gli utenti definiti vulnerabili hanno sul fatto di essere stati così etichettati. Questo è essenziale se le politiche che mirano a proteggere le persone vulnerabili vogliono avere legittimazione per le persone stesse su cui vanno ad agire. Comprendere il concetto di vulnerabilità ci aiuta a interrogarci sulla base teoretica sulla quale poggiano i meccanismi di welfare e gli aiuti che essi prevedono.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)