Sono sempre di più le famiglie che si fanno carico della cura di parenti bisognosi di assistenza. Se si guarda ai dati Inps, relativi alle richieste di congedo per l'accudimento di familiari sulla base della legge 104, si vede come in Italia si sia passati dagli oltre 218.700 permessi concessi del 2010 agli oltre 319.800 del 2014 (+46,2%). In particolare, nell'assistenza ad anziani, disabili, ammalati cronici e soggetti fragili che richiedono una presenza continuativa, il nostro servizio sanitario può contare sulla forza di oltre 3 milioni e 300 mila persone.
Sono i caregiver famigliari, uomini ma soprattutto donne (63,4%), che senza alcuna retribuzione fanno dell'assistenza a padri e madri (49,6%) o al proprio coniuge/partner (34,1%) la propria professione, occupandosi di loro, in media, per circa 18 ore al giorno. (7 di cura diretta e 11 di sorveglianza).
In un anno i caregiver italiani prestano assistenza per oltre 7 miliardi di ore, che si traducono in un risparmio effettivo per il SSN, in aggiunta agli oltre 10 miliardi che le famiglie pagano annualmente per lavoro privato di cura e le cosiddette spese "out of pocket" (spese sanitarie, farmaci, ausili/attrezzatura e così via) che hanno superato i 33 miliardi annui (fonte Censis, 2014).
Alla luce di questa disamina, serve una tutela legislativa. Dai dati risulta che più di 6 caregiver su 10 hanno dovuto abbandonare la propria occupazione, rimanendo fino a 10 anni fuori dal mercato del lavoro, il 10% circa ha chiesto il part-time o ha dovuto cambiare professione. Altro fattore allarmante è la precarietà dello stato di salute di chi assiste familiari che hanno bisogno di cure continuative: l'eccessiva responsabilità, il forte carico emotivo e lo stress psicofisico a cui queste persone sono sottoposte ogni giorno può portare allo sviluppo di depressione, ansia, insonnia, perdita di difese immunitarie.
(Fonte: tratto dall'articolo)