Il sistema del welfare italiano si differenzia da quello degli altri paesi soprattutto perché lo Stato distribuisce una ingente massa di risorse monetarie con le quali poi le famiglie rispondono ai bisogni non coperti in altro modo. Questo significa che sono le famiglie a gestire una massa di liquidità che può essere calcolata, solo per parte sanitaria e sociosanitaria, intorno ai 50-60 miliardi. Se non è possibile conoscere con precisione quanto vada a coprire il lavoro di cura autoprodotto dai caregiver familiari o piuttosto serva ad acquistare servizi sociosanitari, dalla assistente familiare, al fisioterapista, all’infermiere, è però accertato che queste aree di attività sono fortemente segnate da rapporti irregolari, evasione contributiva, evasione fiscale, ecc. Il risultato è che il welfare monetario pubblico finanzia il mercato irregolare di cura. Sarebbe quindi doppiamente opportuno mettere mano alla spesa privata attraverso una maggiore incidenza della quota intermediata da fondi e mutue (fondi previdenziali, sanitari, assicurazioni): diventerebbe un modo per regolarizzarne almeno una parte del welfare e sarebbe un mercato controllabile dal punto di vista della qualità delle prestazioni e della tutela dei pazienti, oltre che una fonte di entrata fiscale. Avrebbe infine conseguenze importanti sul sistema economico complessivo, in quanto favorirebbe un circolo virtuoso di emersione/occupazione.
(Fonte: tratto dall'articolo)