Nella graduatoria dell’anzianità mondiale dell’aspettativa di vita alla nascita (80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne), l’Italia occupa il 5° posto, dopo Hong Kong, Giappone, Svizzera e Singapore. La qualità dell’invecchiamento è tuttavia scarsa, e presenta grandi differenze nelle condizioni di salute degli over 65. La prima sfida che l’invecchiamento della popolazione e la denatalità sollevano riguarda dunque come affrontare i maggiori costi per il welfare.
La spesa previdenziale e quella socio-sanitaria assorbono quasi il 25% del prodotto interno lordo, con la spesa previdenziale che, nel nostro paese, occupa il primo posto nella graduatoria dei paesi maggiormente sviluppati (dati Ocse), mentre la spesa socio-sanitaria risulta progressivamente sottofinanziata rispetto ai bisogni della popolazione anziana.
La seconda sfida interessa il mercato del lavoro dato che la popolazione è in forte decrescita: si passa dai 59 milioni del 2022 ai 45,8 milioni previsti nel 2080. Tra gli anni ’50 e ’70 sono nati quasi la metà degli italiani, che nei prossimi 25 anni matureranno il diritto ad andare in pensione (circa 8 milioni di lavoratori), quasi mille al giorno.
La riduzione della forza lavoro complessiva, composta dalle persone in età lavorativa (15-64 anni) disponibili a lavorare, significa che le imprese faranno sempre più fatica a trovare lavoratori da assumere e che il mismatch tra competenze domandate ed offerte sarà sempre più grave. Inoltre, il rapporto tra individui in età lavorativa e individui inattivi, passerà rispettivamente dai tre a due attuali, ad un rapporto uno a uno nel 2050: quindi per ogni individuo «attivo», ce ne sarà uno «passivo» cioè a carico del welfare.
Le implicazioni di questi fatti sono analizzate nel titolo di un Rapporto dell’Ocse Live Longer, Work Longer. La maggiore longevità ha portato i demografi a creare la nuova generazione dei longennials e cioè di coloro che dopo i 65 anni sono ancora attivi. In questa età tardo-adulta, si può essere considerati anziani solo dopo i 70-75 anni e in molti casi la percezione dei soggetti si estende anche dopo gli 80 anni. Ed è proprio questa popolazione che esprime preferenze e aspettative nuove.
La Silver economy rappresenta così una componente crescente nell’economia globale, con esigenze di consumi, di mobilità, investimenti in nuove tecnologie e prodotti finanziari. Un mercato che si sviluppa in parallelo anche al welfare tradizionale sempre più in affanno per carenza di risorse, e un insieme di bisogni che il privato è pronto ad intercettare, spesso assorbendo quote crescenti del reddito familiare in servizi sanitari e socio-assistenziali.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)